Recensione Film: “Rocky Balboa”

Avevo il dubbio se inserirlo nei film “classici” ma, se il personaggio creato ormai più di trent’anni fa da Sylvester Stallone è di diritto nell’olimpo del cinema pop, il film a sè stante forse non merita lo stesso, anche se nell’insieme dell’esalogia pugilistica (escludendo i numeri 3 e 5 – pessimi) la pellicola non è da buttare.

Rocky ha ormai 60 anni ed è rimasto vedovo dell’amata “Adriaaaaanaaaa”. Ora ha un ristorante e vivacchia rammentando il proprio passato, la gloria, i combattimenti e l’amore ormai finiti. Ha un figlio che sta cercando di farsi una strada propria ma, l’ombra famosa del padre aleggia imponendosi e creandogli senso d’inferiorità.
Il resto direi che è puro pretesto per darci l’occasione di rivedere lo “Stallone Italiano” sul ring: il Campione del Mondo Mason Dixon è antipatico ed imbattibile e Rocky è l’occasione buona per dargli smalto e il favore del pubblico (un po’ come la prima occasione con Apollo Creed). Chiaramente il plot non sta in piedi ma, il film regge soprattutto vivendo come il protagonista sulla nostalgia e il ricordo di quello che ha rappresentato. In questo caso il personaggio riporta noi al tempo in cui l’abbiamo visto per la prima volta correre su quella gradinata con la bellissima “California” in sottofondo.
Un film che si fa vedere, un po’ lento nella prima parte e poco plausibile nella parte sportiva, comunque abbastanza divertente. Alcuni personaggi poco approfonditi nelle loro storie: il figlio, Steps ed anche Paulie. Non ho ben capito a che pro, va beh…

Non ricordo il finale del quinto capitolo ma mi sembra la prima volta che la pellicola non termina sul ring, sbaglio?

Voto: 6 (Non proprio un k.o.)
Ciao, J 

2 commenti su “Recensione Film: “Rocky Balboa”

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