Dopo aver cercato online (Antenati, Family Search ed Ancestry), in Archivi Diocesani (Lodi e Pavia), Archivi di Stato e ai Comuni finalmente sono riuscito a contattare e poi a recarmi di persona in due delle Parrocchie in cui stavo cercando alcuni documenti inerenti il mio ramo materno.
In linea di principio generale occorre richiede alla Curia di appartenenza della Parrocchia un nullaosta per poter accedere agli Archivi parrocchiali.
Almeno per quello che riguarda la mia esperienza personale non si hanno problemi con le Curie: presso gli Archivi Diocesani di Lodi e Pavia ho ottenuto il nullaosta semplicemente facendone richiesta in loco.
A questo punto è comunque necessario contattare i Parroci o gli Archivisti per chiedere appuntamento ed il permesso di accedere ai locali in cui vengono conservati i Registri ecclesiastici.
Poiché spesso tali locali sono annessi alla Casa Parrocchiale dove il Parroco risiede, il Sacerdote può anche negare l’accesso ad esterni, è nel suo diritto e non possiamo (se non insistere educatamente) fare altro, è casa sua.
Nel mio caso, finora, ho avuto fortuna in due casi su tre.
Infatti, per ora l’accesso ad una Parrocchia di Milano mi è stato negato poiché gli Archivi contengono anche dati recenti e quindi sensibili ai fini della Privacy. Quindi pur assicurando il mio interesse esclusivo per i decenni iniziali del ‘900 (100 e passa anni fa), il Parroco giustamente dal suo punto di vista, non permette l’accesso perché potrei accedere ai dati recenti. E poiché oberato di impegni e in mancanza di Archivisti e/o volontari non può essere di presidio, controllando di persona le mie ricerche. Peccato, mi adeguo alla situazione.
Per quanto riguarda invece l’accesso alle due Parrocchie nella Provincia di Lodi (San Martino in Strada e Graffignana) sono stato molto fortunato: dopo numerosi contatti via mail e telefono intercorsi negli anni (purtroppo la pandemia ha di fatto “congelato” l’accesso per parecchio tempo) con i rispettivi Parroci, sono finalmente riuscito a recarmi nei due paesi. Alla ricerca dei CURTI di famiglia!
Poiché era la prima volta in un Archivio Parrocchiale non sapevo cosa trovarmi davanti e soprattutto per quanto tempo avrei avuto a disposizione: un’ora, dieci minuti, tutto il giorno?
Devo dire che entrambi i Parroci si sono rivelati molto ospitali: ho seguito la Messa e poi dalla Sagrestia mi hanno accompagnato negli Archivi nelle loro case, mostrandomi gli armadi contenenti i Registri, dandomi ampio spazio di manovra, ovviamente seguendo canoni di educazione, cura e rispetto oltre che dell’Archivio e dei registri ecclesiastici anche del luogo.
Differenza tra Archivio Diocesano e Parrocchiale
Se in Archivio Diocesano è ovviamente tutto decodificato e catalogato, per cui basta chiedere agli incaricati e loro forniscono i faldoni che interessano partendo da luoghi, tipo di atto e date precise, in Parrocchia, seppur abbia avuto la possibilità di cercare in piena libertà, ho dovuti organizzare bene la mia ricerca ed agire in autonomia. Il ricercatore sei tu, eccoti la chiave, prego. Spettacolo.
In entrambi i casi comunque non ho trovato un elenco di consistenza dell’Archivio in cui capire esattamente cosa fosse conservato, sarebbe stato il massimo, soprattutto per sveltire il proprio compito.
Modalità di ricerca
Ogni Parrocchia ha i propri registri e innanzitutto io consiglio, prima di iniziare a sfogliare i registri, di scattare alcune foto all’armadio con i registri, alle coste dei faldoni e poi alle copertine dei faldoni stessi: in questo modo vi fate un’idea di cosa c’è, cosa manca, dei periodi e di eventuali lacune.
Sottinteso che dovete arrivare con un “programma” di quello che volete trovare e dove: in questo modo eviterete di perdere tempo o cercare inutilmente a vuoto o magari cercare “cose” che avete già ricercato in precedenza. Organizzatevi bene, prima.
Nel mio caso ho trovato registri dei battezzati, dei defunti, dei matrimoni, delle pubblicazioni, alcuni indici (fondamentali per accelerare la ricerca e integrarla con i dettagli) e qualche (raro, purtroppo) stato delle anime (una sorta di censimento pre-Pasquale con lo stato di famiglia) che mi sarebbe stato davvero molto ma molto utile.
Lo stato dei registri varia da sufficiente a molto ben conservato: occorre maneggiare con molta cura i fogli poiché certi sono “farinosi” o sottili e facilmente rovinabili.
In alcuni faldoni ho trovato segature e anche insetti morti.
Altri sono praticamente solo un po’ arricciati come i quaderni dei bambini a scuola ma in generale ben tenuti e il degrado è dovuto esclusivamente alla loro vetustà. In passato probabilmente erano custoditi i luoghi umidi e magari alle intemperie, all’incuria e non è raro anche che alcuni resgistri siano stati persi, altri distrutti volontariamente o per incendi, alluvioni.
Il brutto soprattutto (per me) è trovare faldoni non contigui cronologicamente parlando; scoprire che manca un intero decennio (o più) tra due periodi significa spesso saltare una generazione…
Entrambi i Parroci mi hanno messo a completa disposizione la stanza che contiene l’Archivio, un tavolo, delle scrivanie e uno spazio per il mio computer. Oltre la possibilità di poter scattare fotografie.
Questo tra l’altro senza una limitazione temporale: ho smesso dopo qualche ora per la stanchezza soprattutto alla vista. Leggere manoscritti piuttosto erosi dal tempo, con una calligrafia spesso “difficoltosa” e in latino è un lavoro che mette a dura prova la pazienza e la vista ed in più non volevo approfittare troppo della cortesia di persone che “regalano” un po’ del loro tempo e dei loro spazi a sconosciuti.
Passati in rassegna i faldoni per capire quali atti fossero presenti e quali no, ho iniziato a spulciarli seguendo una mia logica che, traendo le informazioni che mi ero preparato da casa, ho cercato di utilizzare al meglio.
Sono partito dagli indici cercando cognomi a me noti e cari e confrontando le mie supposizioni, corroborate in parte da altri indizi, ho poi proseguito nel dettaglio dei registri ove possibile e necessario.
Purtroppo ho scoperto che i miei avi negli anni precedenti a ciò che trovo negli Archivi Diocesani – nulla antecedente al 1770 circa – molto probabilmente vivevano altrove.
Le mie ipotesi non si sono rivelate del tutto corrette. Ho trovato alcuni parenti collaterali ma non direttamente ciò che cercavo e che avrebbe confermato alcuni ascendenti. E in più ho trovato lacune proprio negli anni che mi sarebbero serviti allo scopo…peccato.
In sostanza dovrò ricominciare in Parrocchie limitrofe e vedere se stavolta sarò più fortunato.
Di queste due esperienze però mi rimangono bei ricordi e aspetti comunque positivi, esiti a parte: estrema disponibilità e gentilezza da parte dei Parroci e il fascino di toccare e leggere (anche) documenti manoscritti di oltre 250 anni fa! Non c’è paragone nel leggere un documento reale invece di uno digitalizzato, sentirne il profumo, tastarne la consistenza… senti la Storia scorrere sotto i polpastrelli delle dita.